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"Apprendere vuol dire diventare qualcuno, non solo sapere qualcosa"

La posizione costruttivista narrativa di ICoNa Sb parte dal presupposto che non ci sia un’unica realtà, separata da chi ne fa esperienza, ma molteplici costruzioni e narrative, legittime nella loro diversità e suscettibili di continue revisioni.
Nell’aula di formazione il pieno riconoscimento dell’esistenza di più interlocutori, di più sguardi prospettici contribuisce a rendere molto arricchita e articolata l’esperienza di confronto.
L’incontro, attraverso il gruppo in formazione, è con un pensiero altro, un pensare altrimenti, un altrove fecondo da cui guardare sé stessi. L’appartenenza a una comunità di pensieri, valori, pratiche condivise riesce comunque a sposarsi con un senso altrettanto spiccato di unicità.



Non copie indistinte ma “varianti d’autore”

Sia nella didattica della formazione ECM che nella Scuola di specializzazione lavoriamo in modo capillare per valorizzazione le differenze individuali, per far emergere talenti e risorse, per far sì che ognuno possa costruire un proprio stile personale.

Jerome Bruner

«Alla fine il processo culturale, cognitivo e linguistico che guida l’auto-narrazione della nostra vita acquista il potere di strutturare l’esperienza della percezione, di organizzare la memoria, di segmentare e di attribuire finalità agli eventi della vita. Così noi diventiamo la stessa autobiografia attraverso la quale raccontiamo delle nostre vite».
(“Life as narrative”. Social Research, 1987, 54, pp. 11-32)

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La formazione del professionista riflessivo

«Io sono circostanza»

Ortega y Gasset

“Siamo fatti di-versi perché siamo poesia”

Marangoni

La formazione del professionista in azione non è un corpus di regole statico e determinato in modo formale fondato su risposte ed applicazioni univoche, ma piuttosto una realtà reticolare in cui svolgono un ruolo essenziale le interconnessioni tra i dati di conoscenza e il continuum esperienziale.
Il conoscere nella pratica del professionista è qualcosa di dinamico; è la capacità di direzionare e ricalibrare il proprio agire nel corso dell’azione. È dato da processi di continue anticipazioni e adattamenti, che sostengono il professionista nell’affrontare contesti e problemi. In tal senso il sapere professionale è un sapere empiricamente situato, sostenuto da forme di ‘razionalità riflessiva'.

Riflettere sul senso delle azioni che un professionista compie, significa infatti interrogarsi sui criteri adottati, sulle procedure attuate, sull’impostazione dei problemi da risolvere, sui risultati da raggiungere.

Da Schon “Il professionista riflessivo”: L’idea è di ripensare i ‘professionisti non più come “risolutori di problemi strumentali” ma come artefici creativi e “riflessivi” del proprio agire, delle proprie scelte e delle proprie mosse nei contesti di pratica visti come campi di esperienza problematica da esplorare, indagare, trasformare, attraverso l’esercizio di una “abilità artistica” connotata da competenze emergenti in situazioni uniche, incerte, conflittuali.’

L’idea è che la formazione non si esaurisca in un accumulo di saperi, ma costituisca un modo di essere identitario. Non è un caso che spesso affermiamo di incarnare la teoria che dirige il nostro sguardo sul mondo.

Nella formazione in gruppo, sia a Scuola che nei corsi di aggiornamento, il personale e la teoria si intrecciano e l’apprendimento lungi dall’essere una laboriosa somma di nozioni intellettuali, diventa qualcosa di vissuto nella carne, si appoggia su testimonianze palpitanti di vita vissuta.